Associazione A L I N E T

Da Internet a Gutenberg

Conferenza tenuta da Umberto Eco il 12 novembre 1996 presso l’Accademia italiana degli studi avanzati in America.

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Versione originale in lingua inglese

Racconta Platone nel Fedro che quando Ermes, presunto inventore della scrittura, presentò la sua invenzione al Faraone Thamus, questi elogiò la nuova tecnica che consentiva al genere umano di ricordare ciò che altrimenti avrebbero dimenticato. Ma il Faraone non si mostrò soddisfatto. "Mio abile Theut, egli disse, la memoria è un grande dono che va mantenuto vivo con il continuo esercizio. Con la tua invenzione la gente non si sentirà più obbligata ad esercitare la memoria. Essi non ricorderanno più le cose grazie al loro impegno, ma solo per la mera potenza di un dispositivo esterno". Noi possiamo capire la preoccupazione del Faraone. Lo scrivere, come ogni altro nuovo dispositivo tecnologico, può indebolire le capacità umane che sostituisce, così come le automobili ci rendono meno allenati a camminare. Lo scrivere era pericoloso perché indeboliva i poteri della mente umana offrendo agli uomini un’anima pietrificata, una caricatura della mente, una memoria minerale. Il testo di Platone è naturalmente ironico. Platone esprimeva le sue idee sulla scrittura, ma fingeva che il discorso fosse di Socrate, il quale non ha mai amato la scrittura. (Ed infatti poiché non pubblicò mai nulla, morì nel corso di lotte accademiche). Ai nostri giorni nessuno ha più queste preoccupazioni, per due semplici ragioni. Prima di tutto, noi sappiamo che i libri non sono uno strumento che pensa al nostro posto; al contrario essi stimolano ulteriori idee. Solo dopo l’invenzione della scrittura fu possibile scrivere un capolavoro sul ricordo che nasce spontaneo, come la Ricerca del tempo perduto di Proust. In secondo luogo, se una volta la gente aveva bisogno di esercitare la memoria per ricordare le cose, dopo l’invenzione della scrittura deve esercitare la memoria per ricordare ciò che è scritto nei libri.

I libri stimolano e rinforzano la memoria, non la narcotizzano. In ogni modo il Faraone stava manifestando una paura eterna : la paura che ogni nuova acquisizione tecnologica possa eliminare qualcosa che noi consideriamo prezioso, proficuo, qualcosa che rappresenta per noi un valore in sé, e con un profondo significato spirituale. E’ come se il Faraone avesse puntato il dito prima verso una superficie scritta, poi verso una ideale immagine della memoria umana e avesse detto :<< Questo ti ucciderà>>. Più di mille anni dopo Vittorio Ugo in "Notre dame de Paris" ci mostra un sacerdote, Claude Frollo, che punta il suo dito prima verso un libro, poi verso le torri e le immagini della sua amata cattedrale dicendo :<< Questo la ucciderà>>.

( Il libro ucciderà la Cattedrale, l’alfabeto ucciderà le immagini.) La storia di Notre Dame de Paris si svolge nel 15° secolo, poco dopo l’invenzione della stampa. Prima i manoscritti erano riservati ad una ristretta élite di letterati, ma i soli strumenti per insegnare alle masse le storie della Bibbia, la vita di Cristo e dei Santi, i principi della morale, gli avvenimenti della storia nazionale o le più elementari nozioni di geografia e di storia naturale, i popoli sconosciuti e le virtù delle erbe e delle pietre, erano fornite dalle immagini della cattedrale. Una cattedrale medioevale era come un programma televisivo permanente ed immutabile che forniva al popolo le nozioni indispensabili per la vita di tutti i giorni e per la salvezza dell’anima. Il libro avrebbe distratto la gente dai valori più importanti, incoraggiando l’apprendimento di nozioni non essenziali, la libera interpretazione della Scrittura, e curiosità insane. Durante gli anni sessanta, Marshal McLuhan scrisse " La Galassia di Gutemberg" dove egli annunciava che il modo lineare di pensare nato con l’invenzione della stampa, era sul punto di essere sostituita da un modo più globale di percepire e di pensare attraverso le immagini della TV o altri tipi di dispositivi elettronici. Se non McLuhan, di certo molti dei suoi lettori puntano il dito prima sulla Discoteca di Manhattan, poi su di un libro stampato e dicono "questa ti ucciderà". I media hanno avuto bisogno di un certo tempo per accettare l’idea che lo sviluppo della nostra civiltà si stava orientando verso le immagini, il che comportava un declino della letteratura. Oggi questa è una idea scontata per ogni settimanale. Ciò che è curioso è che i media iniziarono a celebrare il declino della letteratura ed il travolgente potere delle immagini proprio quando nella scena mondiale appariva il Computer. Di certo un computer è uno strumento con il quale uno può produrre ed editare immagini ; certo le istruzioni sono fornite per mezzo di icone, ma è altrettanto certo che il computer è diventato, prima di tutto, uno strumento alfabetico. Sullo schermo corrono parole, linee, e per usare un computer bisogna saper leggere e scrivere. La nuova generazione è allenata a leggere e scrivere a velocità incredibile. Un professore universitario di vecchio stampo è incapace di leggere lo schermo del computer veloce come un ragazzo. Lo stesso ragazzo, se vuole programmare il suo computer deve conoscere o apprendere procedure ed algoritmi e deve digitare parole e numeri sulla tastiera a grande velocità. In un certo senso si può dire che il computer segna il ritorno alla Galassia Gutemberg. Le persone che trascorrono intere notti in interminabili conversazioni stanno trattando parole. Se lo schermo della TV può essere considerata una specie di finestra attraverso la quale uno può osservare l’intero mondo sotto forma di immagini, lo schermo del computer è un libro ideale sul quale uno può leggere delle cose del mondo in forma di parole e pagine. Il computer classico forniva una sorta di comunicazione scritta lineare. Lo schermo mostrava linee scritte. Era un libro di facile lettura. Ma ora ci sono gli ipertesti. In un libro si deve leggere da sinistra a destra, in modo lineare. Si può ovviamente saltare attraverso le pagine ; uno arrivato a pagine 300 può tornare indietro e rileggere pagina 10, ma ciò implica un lavoro, intendo un lavoro fisico. Al contrario, un Ipertesto è una rete a molte dimensioni nel quale ogni punto o nodo può essere potenzialmente connesso con qualsiasi altro nodo. Siamo così arrivati al capitolo finale della "questo ucciderà quello" storia. Si è più volte detto che nel prossimo futuro il Cd-rom ipertestuale rimpiazzerà il libro. Con i dischetti ipertestuali si suppone che i libri diverranno obsoleti. Se si considera che un ipertesto è, di solito, anche multimediale, l’ipertesto nel futuro rimpiazzerà non solo i libri ma anche video ed altri supporti. Ora noi dobbiamo chiederci se tale prospettiva sia realistica o non soltanto fantascienza, così come la distinzione che abbiamo tracciato tra comunicazione visuale ed alfabetica è tutt’altro che semplice. Fatemi elencare una serie di problemi e di possibili scenari futuri. Anche dopo la loro invenzione i libri stampati non sono mai stati l’unico mezzo per acquisire informazioni. C’erano i dipinti, le stampe popolari, l’insegnamento orale ed altro. Si può dire che, in ogni caso, i libri erano il più importante strumento per trasmettere informazioni scientifiche e le notizie riguardanti i fatti storici. In questo senso erano gli strumenti più importanti usati nelle scuole. Con la diffusione di altri mass-media, dal cinema alla televisione, qualcosa è cambiato. Anni fa l’unico modo per apprendere una lingua straniera, oltre a viaggiare all’estero, era studiarla in un libro. Ora i nostri figli spesso conoscono una lingua apprendendola da dischi, da film in versione originale, o decifrando le istruzione scritte sul barattolo di una bevanda. Lo stesso accade con le informazioni geografiche. Nella mia fanciullezza io ho conosciuto i paesi esotici non da libri di testo ma leggendo romanzi d’avventura, come quelli di Verne. I miei figli molto presto hanno appreso più di me dalla Tv e dai film. Si può apprendere molto bene la storia dell’Impero Romano dai film, purché siano storicamente corretti. La responsabilità di Hollywood non è di aver opposto i suoi film ai libri di Tacito o Gibbon, ma di aver imposto una versione scandalistica e romanzata della storia. Un buon programma educativo in Tv, per non parlare dei Cd-Rom può spiegare la genetica meglio di un libro. Oggi il concetto di letteratura comprende molti media. Una illuminata politica della letteratura deve tenere conto delle possibilità offerte da tutti i media. L’educazione deve tenere conto di tutti i media. Responsabilità ed incarichi devono essere ben bilanciati. Se per apprendere una lingua, le audiocassette sono meglio dei libri, teniamo conto delle audiocassette. Se la presentazione di Chopin, con la spiegazione su compact, aiuta la gente a capire Chopin, non vi preoccupate se nessuno compra 5 volumi di storia della musica. Anche se fosse vero che oggi la comunicazione visuale schiaccia la comunicazione scritta, la questione non è di opporre comunicazione scritta ed orale. Il problema è come migliorare entrambe. Nel Medio Evo la comunicazione visuale era, per le masse, più importante della scrittura. Ma la cattedrale di Chartes non era culturalmente inferiore alla Imago Mundi di Honorio di Autun. Le cattedrali erano la Tv dell’epoca e la differenza dalla nostra Tv è che i direttori delle Tv medioevali leggevano buoni libri, avevano molta immaginazione, e lavoravano per il pubblico profitto, o almeno per quello che essi credevano tale. Il vero problema sta altrove. La comunicazione verbale deve essere bilanciata da quella verbale e soprattutto da quella scritta per una precisa ragione. Una volta uno studioso di semiotica, Sol Worth, scrisse "Le immagini non possono dire - non siamo -". Io posso dire a parole "L’unicorno non esiste" ma se io mostro una immagine dell’unicorno, l’unicorno è lì. Inoltre, l’unicorno che io vedo è un unicorno o l’unicorno, e cioè rappresenta un unicorno preciso o l’unicorno in generale ? Questo problema non è così fittizio come sembra, e molte, molte pagine sono state scritte dai logici e semiotici sulla differenza tra una espressione come un fanciullo, questo fanciullo, tutti i fanciulli e la fanciullezza come idea generale. Queste distinzioni non sono facili da rappresentare con le immagini. Nelson Goodman nel suo Linguaggio dell’Arte si chiede se un quadro che rappresenta una donna è la rappresentazione della Donna in generale, il ritratto di una data donna, l’esempio delle generali caratteristiche di una donna o equivalente alla affermazione che una donna mi sta guardando. Si può dire che in un poster o in un libro illustrato, le didascalie o altri testi scritti aiutano a capire meglio le immagini. Ma io voglio ricordarvi qualcosa sul dispositivo retorico chiamato esempio, su cui Aristotele ha speso molte pagine. Per convincere qualcuno intorno ad un problema, la via più convincente è il metodo induttivo. Io presento molti casi e poi ne derivo che, probabilmente, essi sono manifestazioni di una legge generale. Supponiamo che io voglia dimostrare che i cani sono animali affettuosi e che amano i loro padroni. Io presento molte situazioni nelle quali dei cani sono affettuosi e utili e poi suggerisco che deve esserci una legge generale per la quale ogni animale che appartiene alla specie canina è amico dell’uomo. Ma supponete che io voglia sostenere che i cani sono pericolosi. Posso farlo portandovi l’esempio " Una volta un cane uccise il padrone...". Come voi facilmente capite, un singolo caso non prova nulla, ma se l’esempio è scioccante io posso in modo surrettizio suggerire che i cani possono essere pericolosi, e una volta che vi ho convinto di ciò, posso estrapolare una legge generale da un singolo caso e concludere " questo significa che non ci si può fidare dei cani". Con l’uso retorico dell’esempio io passo da un cane a tutti i cani. Se voi avete una mente critica potete comprendere che io ho manipolato una espressione verbale (un cane è stato cattivo) per trasformarla in un’altra (tutti i cani sono cattivi) che significa altra cosa. Ma se l’esempio è una immagine piuttosto che un discorso, la reazione critica è molto più difficile. Se io vi mostro la dolorosa immagine di un cane che morde il suo padrone diventa molto più difficile districarsi tra espressioni generali e particolari. Le immagini hanno, per così dire, una sorta di potere platonico : trasformano idee individuali in generali. In questo modo, per mezzo di una formazione e di una comunicazione puramente visuale è più facile realizzare strategie persuasive e ridurre lo spirito critico. Se io leggo sul giornale che un uomo ha detto "Vogliano mister X presidente" io sono consapevole che sta esprimendo l’opinione di un preciso individuo. Ma se io vedo in Tv un uomo che urla con entusiasmo " Vogliamo Mister X presidente" è più facile confondere il desiderio di un individuo come esempio di volontà generale. Spesso io penso che le nostre società saranno presto divise, o forse già lo sono, in due categorie di cittadini :quelli capaci solo di guardare la Tv, che ricevono immagini e definizioni precostituite del mondo, senza potere critico di scegliere tra le informazioni ricevute, e quelli che sanno usare un computer e quindi hanno la capacità di selezionare ed elaborare informazioni. Questo ripristinerà la divisione culturale del tempo di Claude Frollo, tra chi sa leggere manoscritti, e si pone in modo critico verso le questioni religiose, scientifiche e filosofiche e chi sa apprendere solo dalle immagine della cattedrale, selezionate e prodotte dai maestri , i pochi letterati. Uno scrittore di fantascienza potrebbe scrivere molto su un futuro nel quale la maggioranza dei proletari riceverà solo comunicazioni visuali pianificate da una élite di computer - letterati. Vi sono due tipi di libri : quelli che si leggono e quelli che si consultano. I libri da leggere (novelle, trattati filosofici, analisi sociologica e così via) sono normalmente letti nel modo che io chiamo metodo storia - poliziesca. Si comincia dalla prima pagina dove l’autore comunica che è stato commesso un crimine, si segue il percorso dell’inchiesta fino alla fine, ed allora scopriamo che l’assassino è il maggiordomo. La fine del libro è la fine della esperienza di lettura. Fate attenzione che lo stesso accade se voi leggete, ad esempio, il discorso sul metodo di Cartesio. L’autore vuole che voi apriate il libro alla prima pagina per seguire una serie di questioni da lui proposte, per vedere come egli raggiunge alcune conclusioni finali. Certo, uno studioso, che già conosce questo libro, lo può leggere saltando da una pagina all’altra, cercando di isolare un possibile legame tra una affermazione del primo capitolo ed una dell’ultimo... Uno studioso può decidere di isolare ogni occorrenza della parola Gerusalemme nell’opera sterminata di Tommaso D’Aquino, saltando migliaia di pagine per focalizzare la sua attenzione solo sui passaggi che trattano Gerusalemme. Ma tale modo di leggere il libro sarebbe considerata strana da un profano. Poi vi sono i libri di consultazione, come manuali ed enciclopedia. A volte è necessario leggere un manuale dall’inizio alla fine, ma quando conoscete l’argomento abbastanza, potete consultarlo selezionando alcuni capitoli e passaggi. Quando frequentavo le scuole superiori dovevo leggere interamente, in modo sequenziale, il mio manuale di matematica; oggi, se ho bisogno di una precisa definizione di logaritmo, lo consulto semplicemente. Lo conservo sullo scaffale della mia biblioteca non per leggerlo ogni giorno, ma solo per prenderlo, magari ogni dieci anni, e consultarlo su un certo argomento. Le Enciclopedie sono concepite per essere consultate e non lette dalla prima all’ultima pagina. Di norma si prende un preciso volume di una enciclopedia per sapere o rivedere quando Napoleone morì o la formula dell’acido solforico. Gli studiosi usano l’Enciclopedia in modo più sofisticato. Per esempio se voglio sapere se è possibile che Napoleone abbia incontrato Kant, io debbo prendere il volume K e il volume N della mia enciclopedia : io scopro che Napoleone nacque nel 1769 e morì nel 1821, Kant nacque nel 1724 e morì nel 1804, quando Napoleone era già Imperatore. Il loro incontro non è impossibile. Io debbo probabilmente consultare una biografia di Kant, o di Napoleone, ma in una breve biografia di Napoleone, che incontrò tante persone nella sua vita, questo possibile incontro può essere trascurato, mentre in una biografia di Kant dovrebbe essere ricordato. In breve debbo sfogliare molti libri della mia biblioteca, debbo prendere appunti per confrontare i dati raccolti e così via. In breve tutto questo mi costa un gravoso lavoro fisico. Con un ipertesto, invece, io posso navigare attraverso l’intera enciclopedia. Io posso legare un evento registrato all’inizio con eventi simili disseminati nel testo, posso comparare l’inizio e la fine, posso chiedere la lista di tutte le parole che iniziano con A, posso chiedere tutte le circostante nelle quali Napoleone è legato con Kant, posso comparare le loro date di nascita e di morte, in breve posso portare a termine il mio lavoro in pochi secondi.

Gli ipertesti renderanno di sicuro obsoleti le enciclopedie ed i manuali. In pochi Cd - Rom, probabilmente in uno solo, sarà possibile memorizzare più informazioni che nell’intera Enciclopedia Britannica, col vantaggio che si possono ricercare relazioni incrociate ed informazioni in modo non lineare. L’insieme del compact disk, più il computer, occupa un quinto dello spazio di una enciclopedia su carta che non può essere né trasportata, né aggiornata così facilmente. Gli scaffali oggi occupati, nella mia casa come in una biblioteca pubblica, da metri e metri di enciclopedia potranno essere liberati, e non c’è motivo di dolersene. Ma può un disco ipertestuale sostituire un libro ? La questione comprende in effetti due tipi di differenti problemi e può essere riscritta come due diverse domande. · Per prima, una di natura pratica : può un supporto elettronico sostituire il libro da leggere ? · Per seconda, una questione di natura teoretica ed estetica : può un Cd - Rom ipertestuale e multimediale trasformare la stessa natura di un libro da leggere, tipo la novella o una raccolta di poesie ? Fatemi rispondere alla prima domanda. I libri rimangono indispensabili non solo per la letteratura, ma in ogni circostanza nella quale uno ha bisogno di leggere con calma, non solo per avere informazioni, ma anche per ragionarci sopra. Lo schermo del computer non è lo stesso che un libro. Pensate a come si apprende ad usare un nuovo programma per computer. Di norma il programma è capace di mostrare sullo schermo le istruzioni di cui avete bisogno. Ma, in genere, l’utente che voglia apprendere il programma o stampa le istruzioni e le legge come fossero scritte in un libro, o compra un manuale. Fatemi dire che, allo stato presente, gli Help dei computer sono chiaramente scritti da idioti irresponsabili e che parlano a solo se stessi, mentre i manuali commerciali sono scritti da persone capaci. E’ possibile concepire un programma per immagini che spieghi molto bene come stampare e rilegare un libro, ma per avere informazioni su come scrivere o usare un programma per computer vi serve un manuale stampato. Dopo aver passato 12 ore alla tastiera di un computer, i miei occhi diventano palle da tennis, ed io sento il bisogno di sedermi su una comoda poltrona per leggere un giornale o magari delle poesie. Io penso che i computer stanno diffondendo una nuova forma di letteratura, ma non sono capaci di soddisfare tutti i bisogni intellettuali che stimolano. Nei momenti di ottimismo io sogno una computer - generazione, che costretta a leggere sul video, prenda conoscenza della lettura, ma ad un certo momento si senta insoddisfatta e cerchi un diverso, più rilassante modo di leggere. Durante un convegno sul futuro del libro tenuto dalla Università di San Marino, i cui atti sono pubblicati da Brepols, Regis Debray ha rilevato che il fatto che la civiltà ebraica è stata una civiltà fondata su di un libro, non è indipendente dal fatto che fosse una civiltà nomade. Io penso che questo osservazione sia molto importante. Gli Egiziani potettero scolpire i loro documenti sugli obelischi di pietra, Mosè no. Se voi volete traversare il mar Rosso un rotolo di pergamena è uno strumento più pratico per registrare la saggezza e al storia di un popolo. In ogni modo, un’altra cultura nomade, l’Araba, si è basata su di un libro ed ha privilegiato lo scritto alle immagini. Ma i libri hanno anche un altro vantaggio rispetto al computer. Anche se stampato su moderna carta acida, che dura solo 70 anni, essi durano molto di più dei supporti magnetici. Inoltre non soffrono per la mancanza di energia elettrica e sono più resistenti agli shok. Fino ad ora, i libri rappresentano il più economico, flessibile e pratico modo per trasportare informazioni a basso costo. La comunicazione computerizzata viaggia prima di voi, i libri viaggiano con voi ed alla vostra velocità, ma se naufragate in un’isola deserta un libro vi è utile, mentre non avete nessuna possibilità di inserire la spina in nessun posto. Ed anche se il vostro computer ha batterie solari non potete leggerlo facilmente sdraiati su di una amaca. I libri sono ancora i migliori amici per un naufragio o per il "Day After". Per scopi di ricerca, un libro da leggere può essere trasformato in un Cd - Rom ipertestuale. Uno studioso può voler sapere quante volte la parola buono è presente nel Paradiso Perduto. Comunque esistono oggi nuove poetiche ipertestuali che sostengono che anche un libro da leggere può essere trasformato in un ipertesto.

A questo punto ci stiamo spostando sul problema numero due, poiché il problema non è più pratico : riguarda la natura stessa del processo della lettura. Concepito in modo ipertestuale, anche un racconto poliziesco può essere strutturato in modo aperto, così che sia lo stesso lettore a poter selezionare un determinato percorso, il che significa costruire una propria storia personale e magari decidere che l’assassino sia il detective e non il maggiordomo. Questa idea non è affatto nuova. Prima dell’invenzione del computer, poeti e narratori hanno sognato un testo completamente aperto che il lettore potesse riscrivere in molti modi. Tale era l’idea di Le Livre, poi esaltata da Malarmè; Joyce pensò a Finnegans Wake come ad un testo scritto da un lettore ideale afflitto da una insonnia ideale. Negli anni sessanta Max Saporta scrisse e pubblicò una novella le cui pagine potevano essere spostate così da comporre storie diverse. Nanni Balestrini memorizzò in uno dei primi computer una lista sconnessa di versi che la macchina accorpò in modi diversi così da comporre poesie differenti. Raymond Queneau inventò un algoritmo grazie al quale era possibile comporre, da un limitato set di linee, bilioni di poesie. Molti musicisti contemporanei hanno prodotto partiture mobili e manipolandole si possono comporre diverse rappresentazioni musicali. Come forse avete compreso, anche qui stiamo trattando due diversi ordini di problemi. Il primo è l’idea di un testo che è fisicamente mobile. Questo testo dovrebbe dare l’impressione di una assoluta libertà da parte del lettore, ma questa è solo una impressione, una illusione di libertà. Il solo strumento che permette di produrre testi infiniti esiste già da millenni, ed è l’alfabeto. Con un limitato numero di lettere si possono produrre, in effetti, infiniti testi, ed è esattamente ciò che è stato fatto da Omero ai nostri giorni. Un testo che ci presenta non lettere o parole ma una sequenza prestabilita di parole o di pagine non ci lascia liberi di inventare tutto ciò che vogliamo. Noi siamo liberi di muoverci solo tra un numero finito di percorsi testuali. Ma, come lettore, io ho questa libertà anche quando io leggo una storia poliziesca tradizionale. Nessuno mi vieta di immaginare una diversa conclusione. Dato un racconto, nel quale due innamorati muoiono, io come lettore, posso sia piangere sul loro destino, o immaginare un diverso finale nel quale essi sopravvivono e vivono felici per sempre. In un certo senso, io lettore, mi sento più libero con un testo fisicamente finito, sul quale riflettere magari per anni, piuttosto che con un testo mobile dove sono permesse solo alcune manipolazioni. Questa possibilità ci porta ad un secondo problema, che riguarda un testo che è fisicamente finito e limitato ma che può essere interpretato in un modo infinito, o almeno in molti modi. In effetti, questo è sempre stato l’obbiettivo di ogni poeta o narratore. Ma un testo che può accettare molte interpretazioni, non è un testo che possa accettare tutte le interpretazioni. Io penso che ci dobbiamo confrontare con almeno tre diversi ordini di idee riguardo gli ipertesti. Per prima cosa dobbiamo fare una attenta distinzione tra sistemi e testi. Un sistema, per esempio un sistema linguistico, è l’insieme della potenzialità messe in evidenza da un dato linguaggio naturale. Ogni argomento linguistico può essere interpretato in termini di dato linguistico o semiotico, una parola da una definizione, un evento da un esempio, una specie naturale da una immagine e così via. Il sistema è forse finito ma illimitato. Si entra in un movimento a spirale all’infinito. In questo senso tutti i libri concepibili sono in un buon vocabolario ed una buona grammatica. Se siete capaci di usare il Webster, potete scrivere sia "Il Paradiso Perduto" che "l'Ulisse". Certamente, concepito in questo modo, un ipertesto può trasformare ogni lettore in un autore. Dando lo stesso sistema ipertestuale a Shakespeare e ad un scolaro ed essi hanno la stessa possibilità di produrre Romeo e Giulietta. Comunque un testo non è un sistema linguistico o enciclopedico. Un testo dato riduce le infinite possibilità di un sistema a costituire un universo chiuso. Finnegans Wake è certamente aperto a varie interpretazioni, ma sicuramente non vi dimostrerà mai il teorema di Fermat o una biografia completa di Woody Allen. Questo sembra banale, ma l’errore di base dei deconstruzionisti irresponsabili è stato di credere che si può fare tutto ciò che volete con un testo. Ciò è sfacciatamente falso. Un ipertesto testuale è finito e limitato, sebbene sia aperto per richieste numerose ed originali. Un ipertesto può funzionare bene con i sistemi, ma non funziona con i testi. I sistemi sono limitati ma infiniti. I testi sono limitati e finiti, anche se possono permettere un alto numero di possibili interpretazioni (ma non accettano qualsiasi interpretazione). C’è anche una terza possibilità. Noi possiamo concepire ipertesti che sono illimitati ed infiniti. Ogni utente può aggiungere qualcosa ed è possibile realizzare una sorta di storia senza fine. A questo punto la classica nozione di autore scompare, e noi abbiamo un nuovo modo di realizzare la creatività. Essendo io l’autore di Opera Aperta non posso che applaudire una tale possibilità. In ogni modo c’è una differenza tra mettere in atto l' attività di produrre testi e l’esistenza di testi già prodotti. Noi avremo una nuova cultura nella quale vi sarà differenza tra produrre infiniti testi e interpretare precisi e finiti testi. Questo è ciò che accade nella nostra cultura presente nella quale giudichiamo in modo diverso una registrazione della quinta sinfonia e una nuova rappresentazione della New Orleans Jam Session. Noi ci stiamo muovendo verso una società più libera nella quale la libera creatività coesisterà con l’interpretazione testuale. Ciò mi piace. Ma non dobbiamo dire che abbiamo sostituito una cosa vecchia con una nuova. Noi le abbiamo entrambe, grazie a Dio. Lo zapping in Tv è un tipo di attività che non ha nulla a che fare con il guardare un film. Un dispositivo ipertestuale che ci permette di inventare nuovi testi non ha niente a che fare con la nostra abilità di interpretare testi già esistenti. C’è un altro motivo di confusione su altre due differenti questioni : I computer renderanno i libri obsoleti ? I computer renderanno i materiali scritti e stampati obsoleti ?

Supponiamo che i computer facciano sparire i libri. Ciò non significherà la scomparsa di materiale stampato. Il computer crea nuovi modi di produzione e di diffusione di materiale stampato. Per correggere un testo, se non si tratta di una breve lettera, si ha bisogno di stamparlo, correggerlo, correggerlo di nuovo sul computer e di stamparlo di nuovo. Io non credo che uno sia capace di scrivere un testo di centinaia di pagine e di correggerlo senza stamparlo almeno una volta. Abbiamo visto che l’idea che i computer, e specialmente i Word Processor, avrebbero contribuito a salvare alberi, era una pia illusione. I computer incoraggiano la produzione di materiale stampato. Noi possiamo pensare ad una cultura nella quale non vi saranno libri e la gente andrà in giro con tonnellate di fogli di carta slegati. Questo creerà grosse difficoltà e nuovi problemi per le biblioteche. Gli uomini hanno bisogno di comunicare tra di loro. Nelle antiche comunità lo facevano a parole; in società più complesse hanno cercato di farlo con la stampa. La maggioranza dei libri presenti in libreria potrebbero essere definiti prodotti della vanità, anche se sono pubblicati dalle Università. Ma con la tecnologia del computer stiamo entrando in una nuova Era del Samisdazt. Sarà possibile comunicare direttamente senza la mediazione di case editrici. Molte persone non vogliono pubblicare, vogliono semplicemente comunicare tra di loro. Oggi lo fanno con la posta elettronica o Internet ; ciò sarà un grande vantaggio per i libri, la civiltà dei libri ed il mercato dei libri. Guardate alle libreria. Ci sono troppi libri. Io ricevo troppi libri a settimana. Se la rete dei computer ridurrà la quantità di libri pubblicati, ciò sarà un grande progresso culturale. Una delle obbiezioni più comuni contro la letteratura del computer è che i giovani si abituano a parlare con criptiche brevi formule :Dir, HELP, DISKOPY, ERROR 67 e così via. Io colleziono libri rari e mi diverto a leggere i titoli dei libri del 17° secolo che prendono una pagina e a volte di più. Sembrano titoli dei film di Lina Wertmuller. Le introduzioni sono lunghe molte pagine. Cominciano con elaborate formule di cortesia con encomi ad un destinatario ideale, in genere un Imperatore o un Papa, e continuano per pagine e pagine in uno stile barocco che spiegano gli scopi e la virtù del testo che segue. Se uno scrittore barocco leggesse un moderno libro sarebbe disgustato. Le introduzioni, di una sola pagina, tracciano brevemente l’argomento trattato nel libro, ringraziano chi ha contribuito con donazioni, spiegano che il libro è stato possibile grazie all’amore e la comprensione della moglie o del marito, e ringraziano la segretaria per aver digitato pazientemente il manoscritto. Noi capiamo perfettamente che queste righe rivelano una dura prova, centinaia di notti spese a sottolineare fotocopie, innumerevoli hamburger mangiati in fretta..... Ma supponiamo che nel prossimo futuro noi troveremo linee del tipo "W/c,Smith, Rockefeller," che significa : Grazie a mia moglie ed a mio figlio; questo libro è stato pazientemente rivisto dal Prof. Smith, e reso possibile grazie alla fondazione Rockefeller. Sarebbe altrettanto eloquente di una introduzione barocca. E’ un problema di retorica e di pratica di una data retorica. Io credo che nel futuro messaggi d’amore appassionati saranno spediti in forma di brevi istruzioni in linguaggio Basic, in forma di "If...then", cosi da ottenere, come dopo un input, messaggi tipo "Ti amo e per questo non posso vivere con te." (bel verso di Emily Dickinson). Inoltre il meglio della letteratura manierista inglese è in una specie di linguaggio di programmazione. "2B OR/NOT 2B". C’è una idea curiosa secondo la quale più ci si esprime con le parole, più si è profondi e perspicaci. Mallarmè ci dice che è sufficiente dire "fiore" per evocare un universo di profumi, immagini e pensieri. Per la poesia, al contrario, spesso con meno parole si dicono più cose. Tre righe di Pascal dicono più di 300 pagine di un lungo e noioso trattato di morale e metafisica. La ricerca di una nuova letteratura che viva non dovrebbe considerare l’idea di quantità pre-informatica. I nemici della letteratura si nascondono altrove. Fino ad ora abbiamo cercato di dimostrare che l’arrivo di nuovi strumenti tecnologici non rende necessariamente i vecchi obsoleti. L’automobile è più veloce della bicicletta, ma le macchine non hanno reso le biciclette obsolete, anzi, grazie a miglioramenti tecnologici ne abbiamo di migliori. L’idea che una nuova tecnologia ne elimina una precedente è troppo semplicistica. Dopo l’invenzione di Daguerre i pittori non si sentirono più obbligati a lavorare come artigiani obbligati a riprodurre la realtà così come noi sembra di vederla. C’è una intera tradizione nella pittura moderna che non potrebbe esistere senza un modello fotografico, per esempio l’iperealismo. La realtà è vista dall’occhio del pittore come attraverso l’occhio fotografico. Certo, l’avvento del cinema o i fumetti hanno liberato la letteratura da alcuni ruoli tradizionali. Ma se esiste qualcosa come la letteratura post-moderna, cio è dovuto alla influenza dei fumetti o del cinema. Per la stessa ragione, oggi, non abbiamo più bisogno di pesanti ritratti dipinti da modesti artisti ed io posso spedire alla mia fidanzata una foto lucida e fedele, ma tale cambiamento nella funzione sociale del dipinto, non ha reso il dipingere obsoleto. Certo oggi i ritratti non assolvono più il compito pratico di rappresentare una persona, il che può essere fatto meglio ed in modo meno costoso dalla fotografia, ma di celebrare importanti personalità, così che acquistare e mostrare un ritratto ha acquisito il valore di status symbol. Ciò significa che, nella storia della cultura, non è mai successo che qualcosa abbia semplicemente eliminato qualcos’altro. Ogni cosa trasforma profondamente le altre. Io ho citato McLuhan, secondo il quale la Galassia Visuale ha sostituito la Galassia di Gutenberg. Abbiamo visto, poche decadi più tardi, che ciò non era vero. McLuhan disse che noi viviamo in una nuova comunità elettronica. Di certo noi stiamo vivendo in una nuova comunità elettronica, che è sì globale, ma non è un villaggio se per villaggio si intende una comunità nella quale gli uomini interagiscono direttamente l’uno con l’altro. I problemi reali di una comunità elettronica sono i seguenti. · Solitudine. Il nuovo cittadino di questa comunità è libero di inventare nuovi testi e cancellare la tradizionale divisione tra autore e lettore, ma vi è il rischio che malgrado sia in contatto con l’intero mondo per mezzo della rete galattica, si senta solo..... · Eccesso di informazioni, incapacità di scegliere e discriminare. Io uso dire che nella copia domenicale del New York Time è possibile trovare tutto quello che vi serve. Nelle sue 500 pagine c’è tutto quello che volete sapere sia sugli eventi della settimana passata, che su quello che si prepara per la prossima. Ma una intera settimana non è sufficiente per leggere l’intera copia. C’è differenza tra un giornale che dice cose che non potete leggere ed un giornale che non dice nulla, come la Pravda ? Nonostante ciò il lettore del NYT può orientarsi tra la rassegna delle novità librarie, le pagine dedicate alla Tv, gli annunci immobiliari e così via. L’utente di Internet non ha la stessa possibilità. Non siamo in grado di selezionare, almeno a colpo d’occhio, tra una fonte credibile ed una folle. Abbiamo bisogno una nuova forma di competenza critica, una ancora sconosciuta facoltà di selezionare le informazioni, in breve di un nuovo buon senso. Ciò che ci serve è una nuova forma di educazione. Lasciatemi dire che in questa prospettiva i libri avranno un grande ruolo. Come ci serve un libro stampato per navigare in Internet, così ci servono libri stampati per fronteggiare criticamente il World Wide Web. Lasciatemi concludere con un elogio al mondo limitato e finito che i libri ci forniscono. Supponiamo che stiate leggendo Guerra e Pace : desiderate disperatamente che Natascia non accetti la corte del miserabile farabutto che è Anatolij ; voi vorreste che quella meravigliosa persona che è il principe Andrea non muoia e che lui e Natascia possano vivere per sempre insieme. Se Guerra e Pace fosse in un ipertesto su di un Cd-Rom interattivo voi potreste riscrivere la vostra storia, secondo i vostri desideri. Potreste inventare innumerevoli Guerra e Pace, dove Pierre Besuchov riesce ad uccidere Napoleone o, secondo i vostri desideri, Napoleone sconfigge il generale Kutusov. Ahimè, con un libro non potete. Dovete accettare le leggi del Fato e prendere atto che non potete cambiare il destino. Una storia ipertestuale e interattiva vi permette di praticare libertà e creatività e io spero che questo tipo di attività sia praticata nel futuro. Ma Guerra e Pace, così come è stata scritta, non ci mette di fronte alle illimitate possibilità della Libertà, ma con le leggi severe della Necessità. Per essere persone libere abbiamo bisogno di imparare questa lezione sulla vita e sulla morte, e solo un libro può darci tale saggezza.